Quando si parla di lavoro i dati finanziari e statistici vengono sempre messi al primo posto per importanza. Per riuscire a raggiungere il vero successo però è necessario anche guardare oltre i semplici numeri.
In economia esistono molteplici correnti di pensiero, che spaziano da soggetti come il mercato globale fino alla gestione delle risorse. Se dovessimo ascoltare solo i teorici non esisterebbe nulla al di fuori di proiezioni e diagrammi, ma la vita ci insegna che non si può calcolare tutto. Anche nel lavoro esistono molte cose al di fuori di quanto i soli numeri possano esprimere che sono ugualmente importanti, se non di più, per determinare il successo di un’impresa.
Ciò che i numeri non dicono
Molti pensano che prendendo in mano i libri contabili di un’azienda se ne possano capire vita, morte e miracoli: niente di più falso. Numerose realtà societarie infatti, nonostante presentino dei rendiconti positivi, sono ben lungi dall’essere fiorenti e all’avanguardia. Si tratta nella maggioranza dei casi di ditte fondate molto tempo addietro, che si sono adattate a vivere di riflesso storico in una sorta di immobilismo imprenditoriale. Si attengono ad un business plan che funziona quel tanto che basta da farle andare avanti, senza accorgersi che potrebbero ottenere molto di più se cambiassero metodi e mentalità.
Una cosa che accade spesso in queste situazioni è che ci sono persone che ricoprono ruoli totalmente inadatti a loro. Intendiamoci: con questo non voglio dire che essi non svolgano correttamente il lavoro o non siano produttivi, badate bene. Quello che intendo è che, se andiamo ad analizzare skills e competenze di queste figure, notiamo che non sono affatto adatti mansione che svolgono all’interno dell’impresa. Allora perché occupano quella posizione? Questo avviene quando i soggetti in questione, a causa di necessità impellenti dell’azienda, sono costretti ad assumere un incarico che esula dalla loro sfera professionale.
In alcuni casi ciò può portare alla scoperta di talenti nascosti, che riescono a valorizzare maggiormente l’individuo e a dargli una nuova dimensione. Molto più spesso, però questo processo porta a togliere valore alle capacità innate del dipendente e a condannarlo a vivere il lavoro nella sola ottica dell’obbligo, impedendogli così, di realizzare il suo vero potenziale.
Una diversa visione del lavoro
È chiaro che una condizione simile non sia l’ideale per nessuno, quindi la domanda ovvia da porsi è: come risolvere questa situazione? Il modo migliore per uscire da un tale impasse è affidarsi ad un parere esterno, un manager esperto che possa valutare la situazione delineata dai dati, sia quella mostrata dai fatti. Il motivo è che tali problematiche nascono dalla carenza di elementi di analisi rispetto al contesto reale. Solo tramite uno studio a mente fredda infatti è possibile distaccarsi a sufficienza dai modelli descritti precedentemente tanto da poter individuare le problematiche ad essi legate.
Una volta circoscritte sarà possibile studiare delle strategie ad hoc per intervenire dove necessario e migliorare l’azienda. Partendo dalla redistribuzione delle forze interne all’impresa, ad esempio, sarà possibile sfruttare al meglio le competenze del personale, senza dover obbligatoriamente passare per una riduzione dell’organico o delle nuove assunzioni. Ovvio che questa è solo una delle eventuali soluzioni che potranno essere attuate a seconda dei casi, ma ciò non cambia il processo che si trova alla base. Un punto di vista più centrato sull’aspetto umano e meno su quello puramente finanziario può sembrare fuori luogo in economia, ma è tramite l’unione di questi due aspetti che si possono ottenere grandi risultati.